<<Ultima chiamata per il volo MA431... imbarco immediato!>>
Due hostess della Malev ci danno il benvenuto a bordo. Dal piccolo oblò del Boeing vedo le mie Grigne chiudere l'orizzonte. Tra pochi minuti volerò oltre quell'orizzonte. Dopo quasi vent'anni varcherò di nuovo quell'orizzonte.
E sento l'adrenalina agitarsi dentro di me, forse sono anche un po' teso, ma felice. Fabio è più rilassato e sprizza entusiasmo da tutti i pori.
Dopo circa un'ora e mezza di volo il Boeing inizia ad abbassarsi, buca una coltre di nubi, fuori è tutto grigio e giù a terra si intravvede del bianco. E' neve!
Budapest ci accoglie così, sotto un velo di neve.
Budapest!
E non mi par vero! Ho davvero varcato il mio orizzonte. Sono a Budapest!
<<Ok, Aubi, ora dobbiamo prendere il bus 200E, poi il metrò... linea blu... linea gialla... Kobanya... Deak Ferenc Ter...>>
<<Ok.>>
Fabio ha pianificato tutto nei minimi particolari. Ha speso tutte le sue pause di lavoro per organizzare questo week-end a Budapest. Regolarmente ogni giorno mi inondava di mail ricche di spunti, informazioni, curiosità, alberghi, locali...
Dai finestrini del 200E vedo sfilare un paesaggio abbastanza familiare, fatto di capannoni e centri commerciali: Saturn, Leroy Merlin, Decathlon... Enormi pannelli pubblicizzano “Intimissimi! Lo immaginavo meno “occidentale” questo paese che fino a non molto tempo fa stava oltre La Cortina di Ferro.
Sul bus, gremito, si mescolano lingue diverse. Un uomo di mezza età, che tiene tra le gambe una sporta da cui trabocca verdura fresca di vario tipo in ordine sparso, conversa disinvoltamente in inglese con due giovani donne orientali. Su una guida avevo letto che qui la lingua inglese è conosciuta, ma non parlata, invece qui la parlano tutti, e bene, giovani e meno giovani. Nei negozi e nei locali parlano anche italiano.
La linea blu del metrò, ha un aspetto magari un po' cupo, freddo, ma è veloce e sferraglia paurosamente. La linea gialla è più accogliente, ha vagoni piccoli, sembra il metrò di un parco divertimenti. E' la seconda metropolitana, per antichità, del Vecchio Continente: risale al 1896.
Rimettiamo il capo in superficie nel cuore di Budapest, anzi a Pest, per l'esattezza: perché questa metropoli è formata dalle città di Buda e di Pest, che si guardano dalle opposte rive del Danubio, e anche da altre città più piccole, tra cui Obuda. I marciapiedi di Terez Korut brulicano di vita sotto la neve. La strade sono pulite e il traffico si muove ordinatamente senza intralci. Milano una settimana più tardi finirà paralizzata per pochi centimetri di neve.
OLTRE L'ORIZZONTE: BUDAPEST - Arrivo a Budapest
Pest è il cuore pulsante, l'anima commerciale; Buda la parte storica, sta su una collina, dominata dal possente castello dove dimorava la principessa Sissi, molto amata dal popolo ungherese. Una storia antica fatta di migrazioni, la popolazione è di stirpe ugro-finnica, di invasioni e dominazioni: dai Romani ai Russi, passando per Turchi, Musulmani e tedeschi. Ognuna ha lasciato il segno. E qui a Buda è evidente quello lasciato dall'Impero Austro-Ungarico.
OLTRE L'ORIZZONTE: BUDAPEST - Buda e il Danubio
Percorriamo il bellissimo Ponte delle Catene sul bel Danubio, che non è blu, bensì marrone, e visitiamo Buda ormai al calar della sera. Sotto la luce dei riflettori e la neve che continua a cadere, la città coi suoi monumenti assume un aspetto da paese delle favole, in particolare il Bastione dei Pescatori, che richiederà molto lavoro alle nostre fotocamere.
OLTRE L'ORIZZONTE: BUDAPEST - Il Bastione dei Pescatori - Esterno
OLTRE L'ORIZZONTE: BUDAPEST - Il Bastione dei Pescatori - Scalinata
Tra un monumento e l'altro, vecchi palazzi ospitano bar e locali tipici: in vetrina dolci e brioches di smisurata grandezza. Ci impegnamo a resistere, ma... buone!
E' metà dicembre, anche qui Natale è nell'aria, ma non c'è la stessa frenesia consumistica come da noi. Le vie e i viali di Pest sono addobbati di luci natalizie in modo uniforme, che conferiscono alla città un aspetto di sobria serenità, intimità e calore, perchè non si mescolano a quelle difformi di singoli cittadini. Ed è tempo di mercatini natalizi: gremiti di folla che gira tra prodotti artigianali e dolciari, reggendo un boccale di vin brulè. Non possiamo essere da meno: accompagniamo il nostro boccale di vin brulè, con salsicciotto, patatine e... fiocchi di neve!
Vaci Utca è la via dello struscio. Ci sono le vetrine con i migliori marchi della moda, botteghe di souvenir, ristorantini dove mangiare una classica “Soupe of Goulasch” e piccoli locali tipici. Il sabato sera è tanto affollata quanto inverosimilmente deserta la domenica sera. I pub e i bar sono piccoli locali in vecchi palazzi d'epoca, a volte nei seminterrati. Quasi ovunque è possibile connettersi a internet e molti giovani si attorniano a un computer sul tavolino. La nota stonata è che è permesso fumare.
Budapest è anche e soprattutto un'importante stazione termale. Le sue fonti venivano sfruttate già dagli antichi Romani. E non si può andar via da Budapest senza essersi immersi in una delle sue piscine. Ci sono terme con ingressi separati per uomini e donne, ci sono terme per i gay e terme per tutti. Noi scegliamo le Szechenyi, per tutti. Con circa 15 euro, compreso il nolo della salvietta, la sauna, i massaggi, ci si può passare tutta la giornata. E fare il bagno in piscina, all'aperto, mentre nevica... non ha paragoni!
Ma la Budapest del periodo comunista? Relegata nella fortezza, adibita a museo, sulla collina di Buda; lì sono raccolte statue e monumenti di quell'epoca. Un'altra parte di quella Budapest, ci appare dai finestrini di un bus, mentre lasciamo l'isola Margherita (sferzata da una bufera di vento gelido), in lontananza vediamo la periferia fatta di enormi palazzi tutti uguali, tutti grigi lasciati lì dal dominio sovietico.
Dai finestrini dell'aereo Budapest occupa tutto lo spazio sottostante. Da qui mi porto via la voglia di viaggiare, di conoscere posti e genti diversi, la ritrovata voglia di fare fotografie. Mi porto via l'immagine di un paese più occidentale di quanto si possa immaginare. Mi porto via l'ordine, la pulizia, la serenità di questa grande metropoli.
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