di Annalisa Maria Alessia Margiotta
Un racconto d'amore rivolto a chi ancora non c'è
3)sempre tenendo lo stick puntato verso il basso, ricoprire il tampone con il suo cappuccio, quindi appoggiare lo stick in orizzontale;
4) attendere 3 minuti quindi leggere il risultato;
2 linee rosa: gravidanza, positivo.
1 linea rosa: non gravidanza, negativo.
E i suoi occhi mi avrebbero guardata non vedendomi, ancora.
Di un grigio stranissimo che mi avrebbe fatto pensare al mare e al cielo e a tutto ciò che è bello a questo mondo.
Avrebbe stretto le sue piccole mani rosee attorno alle mie dita.
Avrebbe avuto gli occhi azzurri.
No.
Avrà gli occhi azzurri.
Si, saranno azzurri come quelli di suo padre.
E la sua pelle sarà chiara. Chiarissima.
No, non troppo chiara. E se vorrà prendere il sole?
Diciamo giusta, si. Né troppo chiara né troppo scura.
Sarà perfetta.
Lui sarà perfetto. Un maschietto. Sarà un maschietto sano e forte.
Lo chiamerò Angelo. Come un angelo di Dio.
Come suo padre.
Avrà dei riccioli nerissimi, ribelli.
Proprio come i miei.
Poi, un giorno, mi sorriderà. Oh. E illuminerà tutta la stanza quel sorriso e io chiamerò mia mamma e, tutte e due, lo guarderemo ammaliate.
Sarà un sorriso così dolce da lasciare in bocca il sapore del miele.
E lo cullerò e lo bacerò e lo accarezzerò.
Comprerò montagne di pannolini.
E una culla!
Dovrò tingere la stanza di blu. Magari qualche stellina sul soffitto.
No, non voglio che dorma da solo.
Dormirà nella mia camera, nella sua culla. Attaccato al mio cuore.
Così potrò sentirlo respirare. E il suo respiro mi rilasserà e mi farà venire voglia di piangere. Mi farà ricordare suo padre. E allora, in quei momenti, mi avvicinerò a lui. E, con un dito, leggera, disturberò il suo sonno. E appena comincerà a piangere, il mio cuore si riempirà di senso di colpa misto a sollievo.
Lo cullerò per ore, tenendo la sua piccola anima vicina alla mia.
Gli canterò qualcosa. Qualcosa di dolce e di lento. Magari lo inventerò sul momento.
Niente uomini neri o cose strane.
Voglio che sia felice.
Felice, felice, felice.
2 minuti.
E il giorno in cui dirà la sua prima parola… dirà mamma e io… io piangerò. Piangerò sapendo che non dirà papà, subito dopo, ma nonna..
E poi lo vedrò crescere e penserò che il tempo passa troppo in fretta.. e lo vedrò muovere i suoi primi passi… lo vedrò cadere, inciampare, piangere e urlare… e lo amerò con tutto il cuore, con tutta l’anima. Lo amerò come lo amerebbero due genitori. Sarò i suoi due genitori.
E poi arriverà il momento… andrà all’asilo e conoscerà tanti bimbi come lui… avrà una fidanzatina… avrà delle maestre… vivrà una realtà lontana dal mio cuore.
E, ogni pomeriggio, avida, lo tormenterò di domande, cercando di conoscere la sua realtà, cercando di sapere ogni singolo dettagli della sua vita, ogni sua emozione, ogni sua paura, ogni ingiustizia subita o cosa imparata.
E, in quel momento, il mio cuore si spezzerà vedendolo crescere da un giorno all’altro.
Vedendolo diventare sempre più alto, più forte, più intelligente.
Diventerà quasi un uomo.
Il mio ometto.
Da un giorno all’altro non potrò più aprire i suoi cassetti o sbirciare nelle sue scatole. Non potrò usare il suo computer o leggere i suoi quaderni.
Non potrò chiedergli di raccontarmi tutto, tormentandolo di domande, perché si infurierà, si alzerà da tavola e si chiuderà nella sua camera.
Ed io avrò voglia di piangere ma non lo farò perché dovrò esser forte per quel quasi uomo.
E la notte, prima di andare a dormire, passerò da lui, aprirò piano la porta e gli rimboccherò le coperte. Gli darò un bacio sulla fronte e andrò via. Magari lui sarà sveglio, magari aspetterà ogni notte quel bacio per sapere di essere amato oppure ignorerà quegli attimi d’intimità così importanti per me.
E, un giorno, mi chiederà di suo padre.
Non lo farà per anni. Poi, un giorno mi domanderà. E io, allora, piangerò.
E lui mi vedrà versare lacrime salate, per la prima volta.
E mi guarderà con i suoi occhioni azzurri. Sconvolto. Incapace di credere che anch’io potessi piangere. Gli dirò che suo padre è morto… è morto in un incidente d’auto… che suo padre mi ha donato lui prima di morire…
E allora mi abbraccerà e io non riuscirò a smettere di versare dolore dagli occhi.
E, stretti in quell’abbraccio, mi chiederà scusa. Scusa per qualcosa che io non capirò perché ai miei occhi lui sarà perfetto.
E, in quel momento, non sarà più un quasi uomo.
Ma sarà un uomo.
Il migliore che il mio sguardo vedrà mai.
3 minuti.
Una linea rosa.
Non gravidanza.
Negativo.
Addio Angelo… addio.
Grazie per questi tre minuti di felicità. Di vita.
Salutami tuo padre.
Vi amo.
Tenero racconto
Tre sole parole:
Mi hai commosso!
Grazie. Marco