scrigno

leggere nuoce gravemente all'ignoranza

"La settima notte" di Leila Mascano

di Leila Mascano
... le lacrime guastano il piacere

E' la settima notte, mio signore, che un servo mi conduce nelle tue stanze. Tu mi aspetti, nudo, a letto. Il tuo corpo è armonioso e bello, bellissimo è il tuo volto, tale da ammaliare il serraglio che con scandalo di tutti tieni qui a Palermo, celebre come il tuo giardino orientale pieno di animali esotici, che la sera si gonfia di barriti, di stridori, di ululati, di urla così che quasi si teme possa prendere il volo, ma si dice che tanto rumore serva a confondere altre grida, e barriti, e stridori, e urla che dalle tue stanze provengono.

Ammaliate, vinte, soggiogate, variamente violate le tue donne ti venerano, o signore, e più d'una da te troppo a lungo trascurata fu trovata al mattino galleggiare tra le ninfee. E del resto non sei tu la Turris Eburnea, il Dardo di fuoco, l'Ariete invincibile ai cui colpi nessuna resiste?

Eppure, signore, anche stasera la tua palma è piegata dal vento e i tuoi occhi sono pozze di cupa disperazione. Anche stasera arpeggerò il tuo corpo così bianco con dita delicate, e suonerò il tuo flauto, se lo desideri, e come una chiocciola lascerò una scia lucente sulle strade infinite del tuo piacere. Sarò grotte e giardini, e morbide colline, e stretti passaggi che conducono al nulla dell'oblio. Sarò la passione, la lussuria, il piacere. Io, dono meraviglioso del sultano Ismail, la sua vendetta perfetta, hai detto. Non so, non capisco. Anche questa notte il tuo corpo non mi segue, cavalco le tue fantasie tra le mie ginocchia ma di colpo tu mi disarcioni.

I tuoi occhi sono beffardi, mi hai detto. Chiudili. Tu, hai aggiunto, ridi di me.

Signore, io non rido di nulla perché non sento nulla. Dieci anni rinchiusa in un harem servono a forgiarti l'anima più del ferro rovente. Non si sopravvive altrimenti. Io sono una schiava sessuale.. Servo per dare il piacere, ma il ferro del chirurgo mi ha privato della facoltà di provarlo. La mia mente è allenata ad isolarsi dal dolore, se tu fossi tra quelli che amano procurarne. Forse mi sfuggirebbe un breve sospiro. A meno che tu non mi volessi terrorizzata, supplice, dimenarmi sconvolta o chissà che altro. Sono un'ottima attrice. E del resto il piacere del mio signore giustifica il mio esistere, mi salva dal nulla dove vivo, che sono. Non temere, perché se pure il mio corpo è di marmo, proprio perché non sento posso simulare a meraviglia eccitazione, delirio, estasi. Mi vuoi timida? Sarò verginale. Mi vuoi sfrenata? Sarò una furia insaziabile. Comanda.

Tu mi guardi sgomento, signore, e il tuo dardo non s'incendia. Lo crederebbe lo stuolo esultante delle trafitte?

Tentiamo con dei giochi, delle posizioni. Si potrebbe provare l' Acrobata snodata, La Delizia con fichi in giulebbe, sempre che l'assorbire zucchero non ti nuoccia, l'Amazzone capovolta. O il Risveglio del naufrago, non so...Non soffrirai la solitudine? Potremmo organizzare giochi di gruppo, tre, sette, dieci, cento. No? Niente di tutto questo? Cos'è questo chiamarmi Elena, una tua fantasia? Racconta... Certo, sarò Elena, l'insipida quattordicenne che prendesti in moglie. Ridevi della sua goffaggine, non era esperta, dici, nei giochi d'amore? Ti piacque farla assistere alle tue prodezze con le altre e lei tentò di uccidersi?

Vedi a che deplorevoli cose conduce l'emotività...

La rispedisti a Gerusalemme, ma la nave naufragò e lei fu fatta prigioniera dai pirati turcheschi...

Davvero le somiglio? Mio signore, tu mi vuoi lusingare. Questo baciarmi le mani e i piedi è certo un nuovo gioco, e un tuo capriccio chiedermi perdono. Signore, è tardi, il mio cuore chissà dov'è e la tua fantasia, nonostante la mia freddezza, mi rattrista profondamente.

Ascoltami, riproviamo con la Doppia Giravolta, il Flauto animato, la Scala d'oro? Oppure la Monaca bendata, la Girandola di tramontana, o il Girarrosto del cuoco. Ismail, il tuo nemico che mi possedeva e mi ha donata a te, ne andava pazzo. Vedi come sono perfetta? Mi puoi prendere, voltare, girare, e in piedi, in ginocchio, di fianco, sulla pancia o sulla schiena sarò sempre ai tuoi ordini, al tuo piacere, come vuoi tu. Non sai quante cose conosco: la Farfalla punita, l'Arciere del re, l'Arco che non si spezza, il Ponte delle delizie...

Mio signore non piangere, le lacrime guastano il piacere.

Destino crudele

In fondo ciascuno di noi paga i propri errori. Una giustizia invidsibile che non guarda in faccia nè vittima nè carnefice. E anche la schiava più sottomessa può prendersi la sua più amara vendetta.
Sembra in fondo una estrema metafora della realtà, di ciò che spesso vivono le donne, schiave che riescono a prendersi la propria vendetta.

Carla
http://cartaecalamaio.splinder.com/

La settima notte.

Ho scritto questo racconto ispirandomi a Federico II di Svevia,una delle figure più affascinanti in assoluto della storia. Federico, uomo dai molti amori, davvero possedeva un serraglio all'uso orientale, cosa che suscitava grandissimo scandalo, e non era la sola.Frutto d'una fantasia l'immaginare la ritrosia dell'adolescente impacciata e spaventata che finisce per esasperare e forse, delitto gravissimo, umiliare l'imperatore abituato a suscitare ben altri entusiasmi. Federico era un uomo di grandi e tempestose collere: probabilmente non sarebbe stato alieno dal dare una lezione alla troppo pudica ragazzina: ma quel che avrebbe davvero scatenato la sua furia sarebbe stato il tentativo di fuga: e quale fuga più definitiva che il darsi la morte? Sì, per quanto generoso e illuminato fosse, sarebbe stato capace di rispedire, nella migliore delle ipotesi, la fanciullina a casa: con tutto quel che un simile viaggio avrebbe comportato. Che fosse impulsivo e crudele è indubbio, soprattutto con chi veniva meno all'assoluta lealtà che si aspettava da chi gli era vicino: si veda il trattamento riservato a Pier delle Vigne, che pur teneva ambo le chiavi del suo cuore...Ho immaginato poi che il destino dell'adolescente catturata dai pirati l'avesse turbato con un sentimento non troppo dissimile dal rimorso, fino a rivestirne di nostalgia e rimpianto il ricordo...

Lo "stupor mundi"

Agostino l'aveva predicato per non screditare la cosmogonia biblica, Kant lo aveva genialmente intuito, Einstein alfine lo ha scientificamente dimostrato. Il tempo e lo spazio assoluti non esistono. Essi prendono forma nella nostra mente come sensazioni al pari di un colore, di un suono, di una percezione tattile o gustativa, riuscendo a concretizzare avvenimenti altrimenti vaganti in un limbo indefinibile che oserei definire metafisico. E mentre vado riordinando questi complessi e macchinosi concetti nella mia mente inquieta, incappo in un racconto d'amore creato dalla magica penna della Mascano Tadini, che mi trasporta in un attimo, quasi ad avallare tali difficili concetti, in pieno medioevo, nel giardino incantato del grande imperatore che fu naturalista appassionato oltre che studioso e giurista insigne. E mi vedo, comodamente seduto in un poltrona ultramoderna, a osservare in prima fila, nientemeno che una scena dell'harem di uno dei più importanti personaggi della storia mondiale, il magnifico "stupor mundi", nudo oltre che nelle vestimenta, nel suo profondo cuore, devastato dai rimorsi o dalla nostalgia di un amore pudico. Inutile tessere le lodi di una scrittrice così vera, che sa essere erotica senza essere volgare, sensuale senza essere banale, dotta senza essere pedante. Ne risulta una piacevole lettura, un brano di storia vera, insaporita di quel pizzico di piccante, che le dona un'essenza di arguzia e gustoso sapore.

Creative Commons License Salvo dove diversamente indicato, il materiale in questo sito
è pubblicato sotto Licenza Creative Commons Attribuzione-Non commerciale-Condividi allo stesso modo 3.0 Unported.
Powered by netsons | Drupal and Drupal Italia coomunity | Custumized version by Mavimo
Based on: ManuScript | Optimized for Drupal :www.SablonTurk.com