scrigno

leggere nuoce gravemente all'ignoranza

"Immagini e interferenze" di Frank Spada

amori vissuti di nascosto dal mondo, ma molto chiaramente dentro se stessi

di Frank Spada

Quella sera, quando l’interferenza incidentale andò in scena al cineforum con la proiezione di “La morte corre sul fiume” di Charles Laughton – il solo film che vide un grande attore, corpulento e sornione, dietro la macchina da presa – Gloria, divisa da Francesco soltanto da un bracciolo, era in preda alla vertigine, immagine dopo immagine.
All’uscita dalla sala andarono da “Pierino il marinaio”, come sempre. Una pizza e parlarono del film. La discussione intorno alle ragioni messe in luce in bianco e nero da una storia tragica, sempre attuale, degenerò subito affrontando il tema della sempiterna debolezza della donna – Shelley Winters, la protagonista – e la protervia dell’uomo, in questo caso un predicatore, Robert Mitchum.
Gloria s’infiammò personalizzando i fatti e, fuori dal locale, caricò le sue parole di violenza nel parcheggio semi vuoto per l’ora ormai tarda.
Francesco provò a calmarla; invertì ruoli, sentimenti, azioni e destini predicando i suoi miti letterari, poi tentò ancora d’ingannarla e, infuriandosi, inveì. Fu allora che lei vide il buio nel fondo dei suoi occhi, che capì da un anello che non portava al dito la vanità di una catena inesistente, e divincolandosi, girandogli le spalle, lo trattò... com’era giusto per se stessa.
Lui lasciò il posto sgommando. Gloria rientrò a casa in treno. A lei rimase il ricordo di un aborto richiestole come condizione al loro amore vissuto di sfuggita, in qualche camera d’albergo, nelle infilate di corridoi tutti uguali, di intervalli tra le gite poco oltre confine, in Austria o in Slovenia. Un amore interpretato da Gloria con le attese, magari con le caldarroste in mano e il vino stretto tra i denti, i baci rubati negli androni di una cittadina di provincia in primavera, le promesse di Francesco nuotando nelle pozze verdi di un fiume, in ombra, sotto le pendici delle montagne Giulie; il cineforum ogni tanto, d’inverno, per accontentarla nella sua passione per il cinema d’autore.
Lei lo aveva amato tanto. Lei non voleva, lei... “no, non può essere, Dio non lo permetterebbe”, pensava aggrappando la speranza ai brividi di una battuta silenziosa, nascosta da James Agee, lo sceneggiatore, dietro alle sequenze da vertigine di quel film di Laughton – unità all’incredulità, unita a Willa Harper, un attimo prima di morire per mano di un predicatore che aveva amato tanto.

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