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leggere nuoce gravemente all'ignoranza

racconti di viaggio

"La gloria dell'alba" di Massimo Tessitori

di Massimo Tessitori

Puoi volare, raggiungere il cielo
è il sorgere della gloria del mattino
gridalo, urlalo, gridalo di nuovo: stiamo tornando in vita
da "Rise of the morning glory" degli Edguy

I cumuli-nembi all’orizzonte sembrano il confine tra due mondi diversi. La loro sommità, illuminata da un sole nitido, somiglia a una catena di montagne innevate, altissime ma come morbide.
La faccia inferiore, invece, piatta e scura, proietta un’ombra che sembra ingoiare il mondo fondendolo in toni di grigio; sembra quasi il limite oltre il quale il cielo terso e il terreno dai vivaci colori autunnali cessano di esistere.

Lui osserva la elegante sagoma da anatra di Lei, il collo proteso in avanti, le ali forti che divorano distanze immense. Non vede segni di esitazione quando lo stormo inizia a salire di quota, passando tra le valli di quel paesaggio morbido e candido su cui sembra quasi di poter appoggiare le zampe palmate.
Questo non è il primo temporale che incontrano migrando. La prima volta fu un anno prima. L’immagine che si offre ai suoi occhi è quasi uguale, ma le sensazioni che ispira oggi non sono più le stesse di allora.
Volando, un’anatra ha molto tempo per rivivere il passato.
Ricorda la sua nidiata. Le sue tre sorelle dalle delicate e femminee striature marroni, la bella testa dai cangianti riflessi verdi di suo padre, e sua madre, affascinante e tenera.

Quel giorno, galleggiando pigramente sul loro stagno natio, guardavano i grandi stormi che solcavano il cielo tutti nella stessa direzione, verso il sole di mezzogiorni sempre più malati. Migliaia di richiami risuonavano lontani, mentre nuove anatre lasciavano il suolo aggiungendosi a quel rito collettivo.
Lui capiva vagamente che qualcosa stava cambiando nell’aria, nel sole, nella vegetazione, in loro stessi. Ma cosa?
Ricorda uno scambio di sguardi tra mamma e papà, poi verso di loro, poi ancora verso uno stormo che stava per sorvolarli.
Un lampo di decisione attraversò i loro occhi. Chiamando la loro nidiata a gran voce, i genitori decollarono, prendendo la rincorsa sulla superficie dello stagno e innalzandosi con grandi colpi d’ala.
Papà! Mamma!
Anche i quattro anatroccoli decollarono, faticando a star loro dietro. Li seguirono mentre manovravano per aggregarsi ad uno dei bracci a V dello stormo.
Quando fu il suo turno di prendere posizione, Lui si accorse subito che, in formazione, battere le ali gli costava meno fatica.
Con la coda dell’occhio, vedeva lo stagno della sua infanzia farsi sempre più piccolo, mentre l’orizzonte, sempre più ampio, sempre più circolare, gli lasciava intuire un mondo di una vastità che non aveva mai sospettato.
Il primo giorno di quell’avventura il cielo in quota era terso, con un piacevole contrasto di caldo e di freddo.

"Buenos Aires: lugar de l’alma" di Scarlett

di Scarlett

Tutte le esperienze passano dai nostri sensi, dalla vista, dall’udito, dal tatto, dall’olfatto; arrivano al cervello che ne elabora gli input, restituendoci informazioni.

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